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NOUAKCHOTT - 6/8/2004
"…esse copriranno la superficie visibile della terra e non si potrà vedere la terra; ed esse certamente mangeranno ogni vostro albero che germoglia nel campo. E le tue case e le case di tutti i tuoi servitori e le case di tutto l’Egitto si riempiranno. Presto non resterà nulla di verde sugli alberi o sulla vegetazione del campo in tutto il paese d’Egitto" (Esodo, 10): per monsignor Martin Happe, vescovo della capitale mauritana Nouakchott, non ci sono parole migliori che quella della Bibbia per descrivere il flagello delle locuste che si sta abbattendo in queste ore sul Paese. "Non vedevo un’invasione di cavallette di questa portata dal 1989: è una vera catastrofe" dice all’agenzia MISNA il presule, che si trovava a casa ieri quando i voraci insetti hanno iniziato a riversarsi in città e a divorare i parchi e i giardini, fino all’ultimo filo d’erba. "Il suolo oggi è ricoperto da un tappeto verde composto dei resti ingurgitati dalle cavallette" spiega al telefono. "Quando il gigantesco sciame è arrivato, poco dopo mezzogiorno, ho fatto appena in tempo a prendere le mie rose e metterle in salvo nel corridoio" racconta monsignor Happe con un filo di ironia, sottolineando al tempo stesso l’estrema gravità delle conseguenze sul resto del Paese, in particolare nelle zone rurali. "Al momento, nessuno è in grado di quantificare i danni, bisognerà aspettare almeno una decina di giorni per saperlo, ma le coltivazioni di mais, di grano o di miglio saranno probabilmente rasi al suolo" dice ancora alla MISNA il vescovo di origine tedesca, in Africa da una trentina d’anni. Nonostante le autorità della Mauritania abbiano recepito l’allarme lanciato dalla Fao (l’organizzazione dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione) e mobilitato gruppi di specialisti per disperdere migliaia di litri di pesticidi messi a disposizione dal governo, monsignor Happe deplora: "Queste misure sono state adottate in ritardo. Non si può far nulla per proteggersi dall’invasione di locuste se non combattere il problema alla radice. Esistono diversi sistemi per farlo, attraverso procedimenti biologici, chimici, o ancora per esempio individuando le uova delle cavallette. Ma sfortunatamente, queste prevenzione non è stata realizzata. Ed ecco il risultato, in Mauritania come negli altri Paesi della regione del Sahel" conclude il vescovo. (traduzione di un articolo di Céline Camoin).
Archivio MISNA
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