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La Storia del Paese

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Per quanto sia oggi difficile da immaginare, un tempo la Mauritania aveva grandi laghi, fiumi e sufficiente vegetazione per mantenere una grande quantità di elefanti, rinoceronti e ippopotami. Tracce di antichi insediamenti umani, con reperti quali punte di freccia e disegni rupestri, vengono fatti risalire alle antiche genti Bafour. Tutto questo venne bruscamente interrotto all'incirca 10.000 anni fa, quando il Sahara iniziò ad avanzare.
Attorno al terzo secolo, il cammello fu introdotto in Marocco dai Berberi. Per la Mauritania, questo significativo evento rappresentò l'arrivo dei nomadi, capaci di coprire con i cammelli distanze più grandi attaverso il Sahara occidentale per il commercio del sale - e più tardi di oro e schiavi. Nel IX e X secolo vide la luce il primo impero nell'Africa occidentale. Conosciuto come Impero del Ghana, aveva la sua capitale nel sud-ovest della Mauritania. I Berberi che si erano stabiliti nella regione furono ridotti a vassalli dei nomadi regnanti.

Nello stesso periodo l'Islam iniziò a diffondersi attraverso la regione. Un gruppo in particolare, gli Almoravidi, guadagnò il controllo sui Berberi e stabilì la capitale a Marrakech, da dove governò su tutta l'Africa nord-occidentale e sul sud della Spagna. Nel 1076 gli Almoravidi si spinsero ancora più a sud e, con l'aiuto dei Berberi di Mauritania, distrussero l'impero del Ghana. L'Islam si diffuse a quel punto più rapidamente e liberamente. Il nuovo impero era così vasto che di fatto si spaccò in due, con un centro in Marocco e un'altra parte governata dai Berberi della Mauritania. Questo impero meridionale venne sconfitto dagli Arabi nel 1674; la risultante commistione di culture produsse i Mauri e il loro stratificato sistema di caste.

Dal XV secolo in poi, l'Africa subì pesanti abusi da parte degli europei, affamati d'oro, di schiavi e di altre risorse. La Mauritania se la cavò senza troppi danni - senza spopolamento dovuto alla schiavitù, senza un riorientamento dell'economia per incassare i proventi dei raccolti, senza essere defraudata dei minerali più preziosi. La sabbia, a quanto pare, non era un bene tra i più richiesti. Nel 1814 la Francia ottenne il controllo sulla costa della Mauritania e, dopo aver messo fuori gioco progressivamente tutti i Mauri che opponevano resistenza, stabilì la colonia di Mauritania nel 1904. I Francesi furono così impegnati a tentare di soggiogare i Mauri nel nord e occupati a colonizzare altre parti del mondo che non si accorsero degli immensi giacimenti di ferro fino alla vigilia del conseguimento dell'indipendenza nel 1960.

Con l'indipendenza vennero la fondazione della repubblica islamica, la scelta di una nuova capitale e una crescita dell'industrializzazione. Le miniere di ferro erano gestite da un consorzio estero, che pagava bene la manodopera locale. Uno sciopero di due mesi verso la fine degli anni Sessanta ebbe come risultato uno scontro che coinvolse l'esercito e lasciò sul campo otto minatori. Ciò portò alla formazione, nel 1973, di un sindacato marxista clandestino. Di fronte alle crescenti sfide della sinistra, nel 1974 il presidente Ould Daddah nazionalizzò la compagnia mineraria e introdusse la moneta nazionale, l'ouguiya, al posto del franco CFA.

Una nuova crisi, che coinvolse la divisione del Sahara spagnolo tra Marocco e Mauritania, portò al rovesciamento del governo nei tardi anni Settanta. La produzione di ferro crollò, l'esercito venne portato da 1800 a 17.000 unità, e atti di sabotaggio del Fronte Polisario (un gruppo di guerriglieri appoggiati da Algeria, Libia e Cuba, miranti a creare un Sahara occidentale indipendente) divennero all'ordine del giorno. A seguito di un colpo di stato nel 1978, la Mauritania rinunciò alle pretese sul Sahara Occidentale, per quanto la regione rimanga a tutt'oggi oggetto di disputa. Il nuovo regime fu incapace di riavviare l'economia e, nel 1984, vi fu un altro colpo di stato appoggiato dai militari.

Con la lotta per il territorio come retroscena, la Mauritania conobbe un'altro pesante conflitto interno alla fine degli anni Ottanta. Dopo che cammelli appartenenti ai Mauri furono visti pascolare sul territorio di Africani Soninké di origine senegalese, vi fu uno scontro nel quale due Soninké furono uccisi. Ne conseguirono agitazioni in Senegal, con attentati a negozi di Mauritani. In Mauritania i Mauri si vendicarono attraverso stupri, omicidi di massa, sequestro di terre e deportazioni stile Gestapo. I cittadini senegalesi furono il principale obbiettivo, ma i Mauritani di discendenza Pulaar furono anch'essi tra le vittime, e molti cercarono rifugio nelle ambasciate e presso le Nazioni Unite. Interi villaggi vennero svuotati e gli abitanti abbandonati nel deserto senza cibo né acqua. Il Marocco, la Francia, l'Algeria e la Spagna inviarono aerei per soccorrere i Mauritani rimasti senza tetto, i quali vennero quindi "rimandati a casa" in Senegal, un paese che la maggior parte di loro non aveva mai nemmeno visitato. In totale, quasi 100.000 persone attraversarono il confine con il Senegal.

Con un governo divenuto meno xenofobo e la chiusura delle frontiere con il Senegal, le organizzazioni umanitarie fecero le valigie. Solo i vicini di fede islamica continuarono ad assistere la Mauritania nell'esilio dal resto del mondo che il paese si era imposto. Nei primi anni Novanta, con l'Iraq quale più stretto alleato, il governo della Mauritania divenne sempre più estremista, togliendo potere e in realtà sbarazzandosi dei suoi principali rivali, i Neri Africani. La condanna internazionale seguì su ampia scala.

Per mettere a tacere le critiche internazionali, nel 1992 in Mauritania fu promulgata una nuova costituzione che consentiva la pluralità di partiti politici (il processo venne definito "democratizzazione controllata") e il detentore del potere, Colonnello Maaouya Sidi Ahmed Ould Taya, venne rieletto - primo membro di un paese della Lega Araba ad essere eletto capo dello stato con suffragio universale diretto. Il rimpatrio dei Mauritani Neri esiliati pesa sul governo attuale. Nonostante gli attacchi a questa minoranza siano cessati, essi continuano a incontrare difficoltà nel trovare lavoro, documenti d'identità, prestiti, nonché nel riavere le loro terre. Per la Mauritania non sarà facile riacquistare una stabilità economica e politica, specialmente se l'attuale regime continuerà a ignorare i problemi.

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