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MEMORIE DI UN LAICO PELLEGRINAGGIO MOTOCICLISTICO [5]
Già erano scomparsi gli insaccati inghiottiti dal deserto, quando dall'alto scorgemmo Tidjikja, una città "interessante", secondo la solita guida turistica, "per le latrine in pietra, costruite all'esterno dieci scalini più su, perchè la roccia è troppo dura da perforare". Lascio la lettura di questa Guida turistica specializzata in descrizioni di latrine, di case disabitate da visitare, di bambini che "a mezzogiorno scompaiono per il troppo caldo", forse perchè disciolti come gelati al sole, per visitare questa città semi sommersa dalla sabbia, alluvionata nella stagione delle piogge dalle acque torrentizie dell'oued che possono raggiungere i due metri di altezza. Più in alto, affacciato sull'oued, vi è il vecchio fortino francese, ora sede della gendarmeria, che concede il permesso di continuare il viaggio sui trecentocinquanta chilometri che separano Tidijkja da Chinguetti. Nel povero mercato di Tidijkja ogni merce è venduta a caro prezzo solo agli stranieri, dal gasolio alla benzina, dai pomodori all'acqua minerale. Ma qui l'Islam Mauro rivela forse più che altrove una certa intolleranza, dovuta all'orgoglio di bianchi discendenti da berberi, che si traduce in disprezzo per i negri, da secoli e ancora oggi considerati servi e schiavi.
Restammo mezza giornata a Tidjikja, affacciata sul Tagant, per rifornirci di benzina e gasolio, di viveri e di turistici souvenir, "pipes" e altri oggetti in pelle dai caratteristici disegni Mauri, ora stampati, forse prodotti da Paesi Orientali, dove si sfrutta il lavoro dei bambini. Nanni era scomparso, forse anche lui disciolto al sole come i bambini della Guida Turistica, ma poi riapparve e annunciò esultante: "Abbiamo la guida!". Nessuno di noi osò replicare, ma eravamo contrari alla decisione di Nanni che annullava la complessa ricerca scientifica del tragitto, o quanto meno avrebbe causato un aperto conflitto tra scienza di navigazione satellitare ed empirica scienza di navigazione terrestre dei nomadi del Sahara.
Lo sconcerto del nostro gruppo fu totale quando il nostro sagace capo spedizione estrasse dal suo cappello di Mago del deserto un autentico Pellegrino fossile, Ameth, un Mauro ottuagenario: "cieco"- annunciò compiaciuto Nanni, e che continuò: "per la gendarmeria è la migliore guida di Tidijkja e parla francese solo a monosillabi!". Per il suo aspetto autoritario lo soprannominammo "Guidone", ma in seguito fu per tutti "Guidolino" per la scheletrica magrezza e per la voce stridula e belante. Ma Ameth, pur con il suo aspetto decadente era discendente di fiere tribù del Sahara, forse dei berberi, che da secoli popolano l'immenso "continente" e che di padre in figlio si trasmettono l'antica sapienza dei nomadi, divenuta capacità di sopravvivenza su terre impervie, tra chilometriche pietraie e dune così alte, segnate come montagne dalle carte geografiche. Ameth sin dall'infanzia fu nomade e pastore di capre e dromedari: come maestri ebbe nonni e padri delle tribù berbere che gli insegnarono ogni segreto degli altopiani del Tagant; forse non sarà e non potrà mai essere una buona guida per chi pretende di superare dune e montagne di pietra con le auto e le moto della Parigi-Dakar, ma di certo conosce ogni pietra e duna, ad occhio, pur nella sua "cecità scientifica".
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