|
|
MEMORIE DI UN LAICO PELLEGRINAGGIO MOTOCICLISTICO [2]
Nella mia casa Senegalese di Yenne, affacciata sull'Oceano Atlantico della Petite Cote, gli amici si preparavano al sacrilego Pellegrinaggio del nostro Rally Dakar-Chinguetti dedicandosi allo studio di gigantesche mappe, ad allestire il tracciato sui segni celesti del "satellitare" G PS , come si trattasse di percorrere una rotta nautica, onde conoscere in quale punto ci saremmo trovati in ogni momento del viaggio. Osservavo esterefatto ed anche compiaciuto Nanni e i partecipanti al nostro domestico Rally, manipolare strani e sofisticati apparecchi, senza però riuscire a capire se facessero sul serio, oppure se si preparassero ad una sorta di caccia al tesoro nel Sahara. Fui solo preoccupato del futuro del mio stomaco, alla vista delle razioni alimentari basate su cibarie emiliano-romagnole, consistenti in salami, ciccioli, mortadelle, piadine e formaggio grana Parmiggiano-Reggiano. Nanni mi diede anche la sensazione che si preparasse ad un viaggio in terre di genti selvagge, alle quali donare, in luogo di obsolete perline e specchietti, occhiali da sole e persino da vista, penne a sfera e magliette pubblicitarie assortite. Il Rally organizzato da Nanni, significò allora per me il partecipare ad una scampagnata fuori porta con cestino per la merenda, oppure ad un viaggio verso l'ignoto recando doni destinati, come in seguito appresi, ai moderni primitivi, i gendarmi stradali, i doganieri e i falsi nomadi del Sahara.
Partimmo da Yenne il primo Aprile, travestiti da Rallysti, con i motociclisti in "Moana" nero-gialla, con gli altri , me compreso, cui mancava solo il casco da esploratore ed il bermuda per essere "à la page", mentre ci salutavano nugoli di bambini ululanti e madri lagrimanti, quasi fossimo loro figli in partenza per il fronte. I motociclisti aprivano la sfilata dei rallysti, seguiti dalla graziosa Pick-up Toyotina guidata da Flavia con Manuela a fianco, stracolma di eleganti valigioni o bauli da deserto, al cui confronto impallidì il mio patetico borsone con tarlato sacco a pelo e tenda Scout, utilizzata da esploratori dilettanti che dormono in albergo. Io stavo accanto a Nanni, sulla potente Toyota turbo, di fronte a carte geografiche e con il GPS sul cruscotto, rassicurato dal rischio di morire di sete dalla presenza ovunque di bottiglie di acqua minerale. Giungemmo al tramonto a Saint Louis, che fu capitale della colonia francese del Senegal, celebre per la trasvolata Atlantica di Charles Lindbergh con "The Spirit of Saint Luis", ma ora decaduta cittadina. Ricorda la sua antica gloria , il melanconico monumento dedicato a Faidherbe, il grande primo governatore del Senegal, lassù seduto a vigilare la sua Gouvernance, dal giardino recintato della piazza. Dalla città passammo il ponte che la collega al porto, poi si passò a fianco del cimitero dei pescatori, per giungere infine ad un rustico "Campement", dove istallai la mia tenda Scout per trascorrervi la notte. La sera, di ritorno in città, Nanni si recò presso un'Agenzia di viaggi, già contattata dall'Italia per cercare di assumere una guida da supporto alla sua esperienza e capacità organizzativa. Fu durante la cena in una squallida ma elegante taverna che si presentò l'inviato dell'Agenzia, un aitante Mauro, subito mal visto da noi, che ritenevamo bastante il tragitto indicato da GPS per percorre le piste del Tagant sino a Chinguetti.
 go back
|
|
|
