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AFRICA 25/2/2005
"Mi ricordo quando l’estate scorsa in questa stessa stanza (al Palazzo di vetro dell’Onu, ndr) chiesi 5 elicotteri per salvare migliaia di persone in Darfur: fummo costretti a noleggiarli da una compagnia commerciale perché non c‘erano donatori. Dopo lo tsunami, ho chiesto ancora elicotteri e – stavolta – in pochi giorni ho visto il dispiegamento di numerosi velivoli": ha usato una provocazione il coordinatore dell’Onu per le emergenze umanitarie Jan Egeland per illustrare la disparità di impegno dimostrato dalle nazioni ricche dopo il maremoto del 26 dicembre nel sud-est asiatico rispetto alla mancanza di fondi per le gravi emergenze in Africa. Il norvegese Egeland – che da anni coordina i principali interventi di assistenza umanitaria dell’Onu – ha ricordato, tra i casi più clamorosi, quello della Repubblica democratica del Congo: le vittime a causa della guerra (da 2,5 a tre milioni, secondo le stime più attendibili) "corrispondono a decine di tsunami". Secondo il quotidiano ‘Daily nation’ del Kenya, Egelland ha spiegato che a gennaio sono stati chiesti e raccolti in poche settimane 977 milioni di dollari per la tragedia asiatica. Ma nello stesso periodo – rileva Egeland – la comunità internazionale ha donato solo 21 milioni di dollari rispetto ai 29 richiesti dal Programma alimentare mondiale (Pam – World food programme, Wfp) dell’Onu. In Sudan ed Etiopia, per esempio, l’agenzia per l’alimentazione è stata costretta a ridurre le razioni di cibo distribuite alle popolazioni in difficoltà.[EB]
Tratto da www.misna.it
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